Ati Yoga
Vairotsana traduzioni
Più volte, leggiamo che nell'AtiYoga di Garab Dorje, l'impegno attivo è controindicato. Leggiamo anche che la visualizzazione non è una pratica adatta per gli studenti di questi insegnamenti più elevati, perché il riconoscimento della coscienza stessa sostenuto con costanza è la vera meditazione e la VISIONE di questo yoga. Ne consegue naturalmente che la pratica Trekchö (rimanere nel riconoscimento della consapevolezza) è la pratica principale.
Tuttavia, anche se il dipendere da mantra, mandala, cerimonie e rituali è del tutto assente negli insegnameni originali dell' AtiYoga di Garab Dorje, tutte queste pratiche hanno finito per per essere considerate quali prerequisiti e preliminari nella scuola Nyingma del Tibet. Secondo questa scuola, lo Dzoghen non pu`o essere insegnato a coloro che non abbiano completato tali preliminari. `E verosimile che tale metodologia iniziò a svilupparsi durante la vita di Vairochana, verso la fine dell'VIII secolo, e ebbe qualche precedente nel modo in cui Sri Simha insegnò allo stesso Vairochana, trasmettendo gli insegnamenti Mahayana di giorno e gli insegnamenti di Ati Yoga segretamente di notte.
Lo Dzogchen che i lama tibetani portarono in Europa e in Nord America nel ventesimo secolo non è il puro e originale insegnamento di Garab Dorje, Manjushrimitra, Sri Simha e Vairochana. Lo Dzogchen tibetano è largamente tratto da lignaggi che unirono l'Ati Yoga a pratiche Vajrayana-Tantra che comprendevano centinaia di migliaia di mantra, offerte di mandala, preghiere e prostrazioni quali requisiti inevitabili. Anche oggigiorno raramente uno studente viene iniziato allo Dzogchen da un lama tibetano a meno che non abbia trascorso anni per completere queste pratiche. Questo è l'opposto di ciò che Garab Dorje insegnò, come ben chiariscono i testi originali.
Aiuta ricordare che Garab Dorje non era né tibetano, né monaco. Egli è considerato un'emanazione diretta di Vajrasattva, e non è necassariamente un “Buddhista”, ma piuttosto un realizzato (vidyahara) a pieno titolo. Poiché i suoi scritti ci arrivano attraverso i canali del buddismo tibetano, tendiamo a dimenticare che Garab Dorje era essenzialmente un eremita-yogi pienamente realizzato che trascorse gran parte della sua vita in meditazione in grotte remote e luoghi di cremazione. Molti studiosi sostengono che Ati Yoga non è buddismo. Noi invece siamo convinti che l'Atiyoga riguardi proprio le prime parole pronunciate da Buddha Shakyamuni dopo il risveglio. Esse sono riportate nella Lalitavistara Sutra:
Il Dharma simile ad ambrosia che ho ottenuto è
profondo, immacolato, luminoso e incondizionato.
Anche se lo spiego, nessuno capirà.
Credo che rimarrò in silenzio nella foresta.
Ciò che è libero dalle parole non può essere compreso attraverso le parole.
Allo stesso modo, la natura dei fenomeni è come lo spazio, totalmente libera dai movimenti della mente e dell'intelletto.
Vairochana, quale autorità riconosciuta dell'Ati Yoga nel Tibet dell'VIII secolo, riteneva che tutti coloro che incontravano ed erano attratti dalla lettura delle sue traduzioni della Grande Perfezione erano da considerarsi studenti qualificati allo studio dell'AtiYoga senza bisogno di alcuna pratica preliminare. Tali individui sono coloro che hanno raggiunto una visione autentica del vuoto di sé (e di altri), che hanno capito il significato del non-sforzo come indicata sia nella pratica del Trekchö, che negli insegnamenti del Cittamatra “solo mente”.
Vairochana riteneva che studenti con tali qualifiche avrebbero già raggiunto, in qualche modo, la consapevolezza che, a parte l'abitudine mentale della designazione concettuale, non ci può essere nulla come una “cosa” (oggetto discreto). Tale intuizione rende più facile capire che (contrariamente agli Insegnamenti Nyingma Yana) la concentrazione o la visualizzazione diretta alle divinità non fa parte dell'Ati Yoga di Garab Dorje. Nel puro, originale Ati Yoga di Garab Dorje, non è semplicemente una mente concentrata, ma piuttosto una mente completamente distaccata, e sostenuta senza sforzo, dai pensieri effimeri. Questa è la base della contemplazione non-duale.
Ripetutamente, Garab Dorje rende chiaro che, per chi è qualificato per iniziare Ati Yoga, non c'è bisogno di tenersi occupati cercando di accumulare "meriti" o di cantare mantra o costruire immagini mentali di divinità. Infatti, Garab Dorje afferma chiaramente che qualsiasi tipo di contenuto che dovesse sorgere all'interno della mente concettuale, dualistica, per quanto impressionante, è irrilevante per la visione autentica e la prassi dello yoga. I testi chiariscono che un riconoscimento istantaneo della natura della mente piuttosto che una trasformazione graduale del adhara (corpo/mente) è l'essenza dello yoga. Questo punto chiave è trasmesso con chiarezza senza compromessi nei testi sorgente di Semde.
In contrasto con le complessità del Buddhismo Mahayana accademico promulgato nelle grandi università dell'India dell'VII secolo (Nalanda viene in mente), gli insegnamenti di Garab Dorje sono semplici, concisi e molto diretti, e in grado di portare al risveglio improvviso e al "corpo arcobaleno" in una sola vita. Garab Dorje, Manjushrimitra, Sri Simha e Vairochana e altri hanno raggiunto il corpo arcobaleno, un fatto che dà la prova decisiva delle affermazioni fatte per questo yoga.
Garab Dorje sottolinea spesso che colui che medita andrà fuori strada se lo yoga viene praticato sulla base di un "visione parziale". Infatti, La Chiave Magica tocca ogni sorta di possibili incomprensioni, e chiarisce la visione finale riguardo a tutti loro. Rigpa (consapevolezza) è il punto di vista. Punto di partenza. Questo ha forti implicazioni per gran parte di ciò che veniva insegnato in Mahayana e Vajrayana.
I lettori che si sentono attratti dallo studio e dalla pratica dell'Atiyoga apprezzeranno il fatto che gli insegnamenti di Garab Dorje stanno diventando più accessibili in occidente man mano che nuove traduzioni diventano disponibili.
Il progetto di Yeshe Tsogyal Ling è quello di offrire traduzioni in italiano, scaricabili gratuitamente, dei più importanti insegnamenti di Garab Dorje come tradotti in tibetano da Vairotsana.
Se desideri dare il tuo contributo e aiutarci in un tale ambizioso progetto, per favore mettiti in contatto con Yeshe Tsogyal Ling.
Vairotsana era un lotsawa o "traduttore" vissuto durante il regno del re Trisong Detsen, che regnò dal 755 al 97 d.C.
Vairotsana, uno dei 25 principali discepoli di Padmasambhava, fu riconosciuto da quest'ultimo come reincarnazione di un pandita indiano.
Fu tra i primi sette monaci ordinati da Santarakshita e fu inviato a Dhahena in India per studiare con Sri Simgha, che gli insegnò in completa segretezza.
Sri Simgha a sua volta affidò a Vairotsana il compito di propagare le sezioni semde e longdé dello Dzogchen in Tibet.
È uno dei tre principali maestri che hanno portato gli insegnamenti Dzogchen in Tibet, gli altri due sono Padmasambhava e Vimalamitra, ed è stato anche un significativo detentore del lignaggio di trul khor.
Vairotsana fu inviato in India da Trisong Detsen per imparare il Dharma con i pandita indiani. Vairotsana ha anche viaggiato molto in Cina, Khotan, Nepal, Zhangzhung, tra gli altri luoghi. In Cina, Vairotsana ha ricevuto insegnamenti da diciannove insegnanti. Tra questi c'erano: Kusula Bhitigarbha, Dharmabodhi, Vajra Sukha Deva, Pandita Barma, Tsenda Ritropa, Mahabodhi, Shri Ani, Moheyan, Surya Ghirti e Satipa.